Ghesce Jampel Senghe

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Ghesce Jampel Senghe della famiglia Ati Tsang nacque nel 1914 nella provincia di Kham, nel Tibet orientale. Ancora bambino seguì la famiglia a Kongpo ( Tibet centrale), dove a 5 anni fu ammesso in un monastero bon e qui imparò a leggere e scrivere, iniziando la sua istruzione religiosa con la lettura dei testi sacri, la recitazione delle preghiere e l’esecuzione di danze rituali.
A 17 anni accompagnò alcuni monaci di Kongpo a Lhasa ed entrò nel monastero ghelugpa di Sera Bassa, dove cominciò lo studio dei sistemi fondamentali della logica buddhista, alternando alcuni mesi di sessioni di dibattito con periodi dedicati ad insegnamenti individuali, iniziazioni, ritiri e studio.
Ventenne, Jampel Senghe studiò per tre anni “ L’ornamento delle chiare realizzazioni” ( un commentario sulle paramita).
Nei due anni seguenti studiò brani scelti dai “ Definiti e indefiniti eleganti detti” di Je Tzong Khapa; inoltre studiò brani scelti dal commentario chiamato “ Forma e concentrazioni”,
i “ Venti testi del Sangha” e un commentario sull’originazione interdipendente.
In seguito passò entrambe le classi del “nuovo” e “vecchio” Madhyamika, per qualificarsi come candidato al titolo di Ghesce.
Questo studio era basato su un commentario scritto da Chandrakirti, “ La via del sentiero di mezzo” .
Nella classe del vecchio Madhyamika, ottenne il punteggio massimo all’esame di dibattito, qualificandosi quindi come candidato al titolo di Ghesce.
Compiuti i 30 anni, iniziò quattro anni di studi sugli insegnamenti sulla moralità, incluso lo studio dei vari livelli di ordinazione per monaci e monache e i voti particolari di ogni livello.
Dai 34 ai 37 anni passò attraverso le classi superiori.
Lo studio principale in quei tempi era la Metafisica dell’Abhidharmakoscia, scritta da Vasubandhu.
Nel 1955 ebbe il suo esame di dibattito di fronte a circa 30000 monaci venuti dai monasteri di Sera, Ganden e Drepung.
Questo accadeva durante la grande “ festa della preghiera” a Lhasa. Ottenne il più alto titolo di Ghesce ( Ghesce Lharampa) all’età di 37 anni classificandosi al 2° posto della graduatoria d’esame.
Dopo aver insegnato per un anno dottrina buddhista, ha diviso il suo tempo tra il monastero di Sera e quello di Gyudtodpa, famoso per lo studio degli insegnamenti Tantrici.
In quest’ultimo collegio venne istruito sul Guhyasamajatantra e mise in pratica questi insegnamenti.Portava uno speciale interesse alla segreta e profonda comprensione del Mandala, e fece uno studio completo su questo argomento.

Nel tempo che gli restava disponibile, studiava le letteratura tibetana.
In questa maniera divenne un rinomato praticante e un Ghesce preparato sia nei Sutra che nei Tantra.
Nel 1959, in seguito all’invasione cinese in Tibet, fuggì, insieme a molti concittadini, tra cui S. S. il Dalai Lama, in india a Dharamsala.
Qui continuò gli studi sui Tantra nell’Alto Collegio Tantrico di Dalhousie e qui superò l’esame sui tantra.
In india cominciò anche a studiare inglese e hindi per poter insegnare agli indiani e agli occidentali senza la mediazione di un interprete.
Su richiesta di ambienti accademici italiani, e in particolare del Prof. Giuseppe Tucci, S. S. il Dalai Lama nel 1960 designò Ghesce La per il riordino della vasta collezione buddhista tibetana, la più ampia e importante d’Europa, esistente nella biblioteca dell’ISMEO a Roma.

Qui giunto in quello stesso anno, ha lavorato intensamente per oltre vent’anni, impartendo attivamente fin dal 1966 insegnamenti a vari gruppi, studiando l’italiano per poter insegnare senza traduttori, prodigandosi in corsi di Dharma e di lingua tibetana, facendo anche molti viaggi per offrire insegnamenti in altri centri italiani ed europei.
Nel 1970 ottenne la cittadinanza italiana. Ha partecipato negli anni ‘70 a numerose tavole rotonde su problemi filosofico-teologici a Roma, Assisi, Milano e Torino.

Negli anni 1971- 1972 ha fornito alla scrittrice Giulia Lenzi Castoldi gli elementi per la stesura del volume “ Evam maya srutam “ poi stampato nel 1975 dalla Casa editrice Atanor.
Da tale libro risulta che i suoi riti giornalieri consistevano nella meditazione rivolta a Vajrabhairava, o alla Dakini, nello yoga al suo Maestro, o a Avalokitesvara, o a Manjusri e infine nella meditazione a Vajrasattva.

Inoltre praticava lo yoga di Aparimitayu, quello di Aryatara bianca, quello a Vijava, a Manjusri bianco e la preghiera a un gruppo di 8 Buddha.
Dopo aver rinunciato al voto del celibato, si è sposato e ha avuto una figlia.
Ha promosso la fondazione del Centro buddhista di Roma Samantabhadra, di cui è stato la guida spirituale.
Ha mostrato di lasciare il corpo il 26/11/1981.